Giunto alla 46ª edizione, il rapporto Censis fa emergere l'analisi e l'interpretazione dei più significativi fenomeni socio-economici del Paese, individuando i reali processi di trasformazione della società italiana. Il 51,2% degli utenti dei social network pubblica informazioni personali, la stessa percentuale vi diffonde fotografie e video propri, il 30,7% comunica le attività che svolge durante la giornata, il 10,7% consente la geolocalizzazione della posizione, il 7,1% pubblica informazioni e fotografie di altri (amici e familiari) e il 7% pubblica notizie sulla propria vita sentimentale.
L’esplosione dei social media ha avuto come effetto la moltiplicazione delle informazioni personali in rete. Complessivamente, il 75,4% di chi accede a Internet ritiene che esista il rischio che la propria privacy possa essere violata sul web: il 45,3% teme la pubblicazione da parte di chiunque contenuti e immagini che li riguardano, il 23,5% la registrazione da parte dei motori di ricerca dei propri percorsi di navigazione, il 21,4% l’utilizzo dei propri dati a scopi commerciali, il 14,7% la registrazione della posizione.
Il 54,3% degli italiani pensa che sia necessario tutelare maggiormente la privacy per mezzo di una normativa più severa che preveda sanzioni e la rimozione dei contenuti sgraditi, ma il 29,3% crede che ormai sia impossibile garantire la privacy perché in rete non si distingue più tra pubblico e privato, l’8,9% ritiene che sia inutile perché con l’avvento dei social network la privacy non è più un valore e che la condivisione delle informazioni in rete dia maggiori benefici, il 7,6% che non si corrono rischi e che le attuali regole sono sufficienti.
C’è poi la questione del «diritto all’oblio» in rete. Il 74,3% degli italiani è convinto che ognuno ha il diritto di essere dimenticato e che le informazioni personali sul nostro passato, se negative o imbarazzanti, dovrebbero poter essere eliminate dal web. Su questi punti si è recentemente mossa Viviane Reding, Commissaria UE per la Giustizia, proponendo il 25 gennaio 2012 una riforma globale per la tutela della privacy degli utenti sul web che dovrebbe essere trasformata in legge da tutti gli stati membri entro il 2015.
Nel primo semestre del 2012 gli investimenti pubblicitari si sono ridotti nel complesso del 9,7%. Internet è l’unico mezzo a registrare una variazione positiva: +11,2%. Il successo è dovuto alla pubblicità «fai da te» sul web, on demand, cioè la possibilità per l’utente di interrogare la rete prima di effettuare un acquisto. Il 37,1% degli italiani che hanno accesso a Internet ha l’abitudine di visitare il sito dell’azienda produttrice o venditrice, il 19% chiede consigli nei forum online, il 13,4% cerca le offerte sui siti di vendita online come eBay e il 10,9% sui portali di acquisto collettivo come Groupon.
L’11,2% cerca recensioni su YouTube, il 10,5% scambia informazioni attraverso i social network. Negli ultimi 12 mesi il 24% degli italiani ha acquistato un prodotto o un servizio grazie alla segnalazione pubblicitaria vista in tv, ma al secondo posto per capacità di influenza viene Internet (13,6%), prima di giornali (11,9%), riviste (9,9%) e radio (6,2%). Le famiglie italiane si dichiarano parzialmente soddisfatte del parental control, anche se una significativa percentuale (il 54,5%) puntualizza che il filtro tecnologico in tv a protezione dei minori potrebbe essere efficace, ma bisognerebbe migliorarlo.
E' possibile monitorare l'utilizzo del pc da parte dei propri figli con il controllo genitori. In Windows è possibile impostare dei vincoli che limitino l'uso del pc in modo da proteggere i figli ogniqualvolta si collegano a Internet. Con il parental control è possibile limitare il tempo di utilizzo del computer, nonché specificare le app e i giochi a cui i figli possono accedere. Nel Windows Media Center, è possibile anche specificare il blocco all'accesso a programmi tv e film non adatti ai bambini. Per proteggere più efficacemente i propri figli quando accedono a Internet, scaricare Windows Live Family Safety.
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