Agenti dell'Fbi su Facebook e rapporto annuale sulla sicurezza in Usa


Robert Mueller, intervenendo alla RSA Conference di San Francisco, il direttore della Federal Bureau of Investigation evoca la minaccia alla sicurezza nazionale Usa e avverte: basta una singola falla e si dà il via a una valanga fatta di informazioni perdute, identità rubate, carte di credito trafugate e dati compromessi. E negli ultimi anni le vittime delle truffe su internet sono aumentate in manier esponenziale negli Stati uniti. Secondo l'ultimo rapporto annuale dell'Fbi sul 2009, l'importo complessivo del denaro rubato online ammonta a 560 milioni di dollari e cioè più del doppio dell'anno precedente. I "truffati" sono in massima parte uomini, il triplo delle donne. I numeri sono riportati nel rapporto annuale di Internet Crime Complaint Center (IC3, task-force che include anche l'FBI). Le denunce da parte degli utenti sono aumentate in modo sostanziale nel 2009: in totale l'Internet Crime Complaint Center (la società che raccoglie le denunce) ne ha ricevute 336.665, un incremento del 22,3% rispetto al 2008.

"I dati contenuti in questo rapporto indicano che i criminali continuano a trarre vantaggio dall'anonimità offerta da internet e sviluppano metodi sempre piu sofisticati per truffare i consumatori", si legge nella presentazione del rapporto di 26 pagine. Le categorie più rappresentante includono la mistificazione della vera identità dei truffatori spacciatisi per agenti della stessa Fbi (16 su 100), la mancata consegna di merci acquistate in rete (11,9 %), le tristemente note truffe alla nigeriana (9,8 %), furto d'identità e truffe legate al sovrapagamento. I truffati per eccellenza sono le persone di età compresa tra i 40 e i 49 anni (700 dollari in media). E l'Fbi è presente su Facebook con la sua pagina ufficiale e con i suoi agenti (quelli veri) per cercare d'incastrare i malviventi. E' quanto prova un documento riservato del dipartimento di Giustizia ottenuto, grazie al Freedom of Information Act, dall'Electronic Frontier Foundation, fondazione che si occupa della tutela della privacy su Internet.

Il documento di 33 pagine è un vero e proprio manuale di spionaggio virtuale, in cui si insegna ad agenti federali dell'Fbi e di altre agenzie come riuscire, con false identità e falsi profili a farsi "accettare" come amici dai sospettati, così ottenere prove a loro carico. Attraverso la connessione ai principali social network, gli agenti riescono a ricostruire il tessuto di relazioni ed amicizie di un particolare individuo sospetto. Tutte informazioni utili durante un'inchiesta, per verificare un alibi, stabilire una certa cronologia dei fatti, conclude il documento. Un documento, sottolineano dalla fondazione, che solleva dubbi sulla liceità di questi comportamenti da parte degli investigatori. Come ben sappiamo, la creazione di account falsi viola le condizioni di utilizzo di tali piattaforme, ponendosi in difetto con il regolamento interno. Per i normali cittadini infatti, Facebook e gli altri social network vietano il ricorso a false identità.

La conduzione delle indagini utilizzando piattaforme come Facebook, LinkedIn, MySpace e Twitter, secondo quanto dichiarato dal Dipartimento di Giustizia, invece, è perfettamente legale e regolato da norme particolari. Marcia Hoffman, avvocato che sostiene i diritti civili, ritiene che non ci sia alcuna certezza circa l’uso responsabile di questi strumenti. Facebook, con centinaia di milioni di iscritti, rappresenta ormai una fonte di informazioni irresistibile per le polizie di tutto il mondo. Incastrare criminali grazie a Facebook sta diventando una prassi comune: l'imprudenza dei malfattori è spesso l'asso nella manica degli agenti. Ecco un'altra ragione per stare attenti a ciò che si condivide su Facebook: potreste essere sotto osservazione della polizia (non solo statunitense). In Italia è recente l'arresto del superboss latitante Pasquale Manfredi detto Scarface, inchiodato anche a causa della sua attività su Facebook.

Fonti: Adnkronos, Punto Informatico

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