Anche sul web è possibile subire dei soprusi da parte di persone lontane, sconosciute, o con cui c'era un contatto che poi si è rotto. Le tipologie di attacco più in voga sono la diffusione di fotografie e video imbarazzanti e il furto di identità virtuale, usate per creare falsi profili sui siti di social network o inviare messaggi compromettenti a nome della vittima. Lo rivela la ricerca «Cyber-bullismo e uso delle tecnologie tra i giovani», presentata in occasione del convegno «Digital Learning. Scuola, apprendimento e tecnologie didattiche», organizzato dall`Università di Milano-Bicocca in collaborazione con il Comune di Cinisello Balsamo.
Lo studio è stato realizzato, in Italia e in alcuni paesi in via di sviluppo (Brasile, Colombia, India, Turchia) dai ricercatori del Centro QUA_SI/Universiscuola Davide Diamantini e Giulia Mura, ed è stato svolto, per la parte italiana, su 862 studenti di istituti pubblici (licei, istituti Tecnici o scuole medie), di età tra gli 11 e i 19 anni, di cui 51% maschi e 49% femmine, dell'area di Milano e provincia. In Italia solo il 18% del campione dichiara di non aver subito nemmeno un episodio di aggressione virtuale negli ultimi sei mesi, il 37% è stato attaccato una o due volte, e il 45% tre volte o più.
Tra gli atti più diffusi gli scherzi telefonici (23 per cento), seguiti da diffusione di pettegolezzi via web (15%), pubblicazione di profili denigranti sui social network (12%), pubblicazione di messaggi privati ed e-mail cattive (10%), pubblicazione di foto (8%), furto d'identità (4%), esclusione da forum (2%). Non ci sono grandi differenze tra il campione italiano e quello straniero. L`unico evento significativamente meno frequente è l`esclusione dai forum online, che in Italia non sembrano essere particolarmente diffusi. Per tutti gli altri fenomeni l`andamento è molto simile. Alla domanda se abbiano mai commesso atti di cyber bullismo il 16% degli intervistati ha risposto di no, almeno negli ultimi sei mesi, il 36% dichiara di averlo fatto una o due volte, il 48 tre o più volte.
Rispetto al bullismo «tradizionale», negli episodi su internet la linea che separa vittime e persecutori è più labile, quindi, e le parti si invertono con più facilità. Per la parte internazionale, il questionario è stato sottoposto a un campione di 623 studenti di Brasile, Colombia, India e Turchia, 58,7 per cento maschi 41,3 per cento femmine, di età compresa tra i 13 ed i 19 anni. Si tratta di un campione di estrazione socio-economica medio/alta, con un'alta percentuale di laureati sia tra i padri sia tra le madri. Il 15% il del campione dichiara che non ha mai subito un episodio di attacco virtuale. Il 50% ha subito minimo 3 attacchi negli ultimi sei mesi. Gli scherzi telefonici rimangono anche all'estero l'attacco denunciato più spesso.
Seguono la ricezione di messaggi offensivi o aggressivi su una pagina di social network e la diffusione online di pettegolezzi e, solo leggermente più in coda, la pubblicazione di messaggi privati. Meno frequenti la ricezione di e-mail o sms cattivi e la pubblicazione di foto imbarazzati, mentre solo in pochissimi casi viene segnalata l`esclusione dai forum online o il furto di ID virtuale. Se si guarda ai comportamenti attivi, solo il 22 per cento del campione non ha mai fatto alcuna delle azioni indicate come cyberbullismo, mentre il 42 per cento ha lanciato tre o più attacchi negli ultimi sei mesi.
Il fenomeno, che raggiunge il picco di diffusione tra i 15 ed i 17 anni, colpisce in modo abbastanza equilibrato i due sessi, anche se nel campione presente si riscontra una leggerissima propensione al cyberbullismo nei maschi più che nelle ragazze (potrebbe essere dovuto ad una diversa possibilità di accesso alle tecnologie). Il 94 per cento degli intervistati naviga da solo. Spesso ricevono inviti da parte di sconosciuti che chiedono il numero di telefono, una foto o un incontro diretto e accettano fino al 38 per cento di loro. Ma non mancano insulti, foto osé o minacce anche se il 36% del campione non sa che si tratta di bullismo elettronico e il 24% ne è stato vittima. Fonte: Unimib Via: L'Unità
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