Gruppi xenofobi su Facebook: bisogna agire una volta per tutte

La parola più cercata sul motore di ricerca Google nel 2009 è Facebook. Non è che uno dei sintomi del boom italiano e planetario dei social network, ovvero delle reti sociali che servono a connettere più persone tra di loro. Facebook è una piattaforma gratuita (come tante altre) che consente di inserire testi, immagini e video, scambiando informazioni tra utenti, saperi, idee e conoscenze. C'è chi però fà un uso distorto di tale mezzo comunicativo, soprattutto attraverso gruppi che aggregano spesso migliaia di utenti. E su Facebook di gruppi c’è ne sono davvero a milioni e soprattutto di tutti i colori: chi offende, chi minaccia e chi prende in giro anche i bambini down. La pagina della vergogna era nata su Facebook in una notte come tante altre. Si chiamava «Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down», e in home page pubblicata la fotografia di un bambino portatore di handicap bollato come «scemo». Il gruppo è stato chiuso la notte scorsa, grazie alle segnalazioni di migliaia e migliaia di utenti.
Ieri, la Polizia Postale aveva messo sotto sorveglianza il gruppo e dato che Facebook risiede all'estero era molto difficile muoversi in tempi rapidi per una sua chiusura attraverso un'azione giudiziaria. Per l’oscuramento del gruppo infatti (ed in tutti i casi simili), ci voleva un provvedimento del magistrato e, dato che i server sono negli Stati Uniti, ci sarebbe stato bisogno di una rogatoria. A meno che non sarebbe intervenuto Facebook, che come negli altri casi di pagine sconvenienti (ma non in tutte) si è mosso tempestivamente, chiudendo il gruppo.
Purtroppo su Facebook ed in generale in Rete è molto facile che uno dia sfogo ai bassi istinti perchè ci si sente protetti da una sorta di anonimato, utilizzando sui social network, per esempio, profili fake o troll e magari navigando con l'indirizzo IP offuscato. Ma non è impossibile individuare e perseguire i responsabili, dato che vengono lasciate molte tracce e le loro azioni violano diversi articoli del codice penale. Ciò che però dà forza a questi gruppi sono paradossalmente gli utenti contrari. Con la loro iscrizione, per la voglia di postare commenti, contribuiscono a dar una maggiore visibilità alla pagina. Ieri il gruppo che contava la mattina 400 iscritti, ha raggiunto nel pomeriggio quota 1600!Molti dimenticano che bisogna cancellare la propria iscrizione dopo un eventuale post, anche se noi consigliamo che tali gruppi vengano ignorati e dunque soltanto segnalati.
Sergio Silvestre, leader del Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di down, si era rivolto direttamente ai vertici di Facebook, chiedendo una tempestiva chiusura del gruppo. E come in altri casi, si è mossa anche la politica: quello anti-down, aveva detto il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, è «un gruppo inaccettabile, non degno di persone civili, pericoloso. E, soprattutto, un reato che, in quanto tale, sarà perseguito». Giuseppe Palumbo, presidente della commissione Affari sociali della Camera, ha chiesto che il governo si muova con un decreto: «Bisogna prendere subito provvedimenti affinchè casi del genere non si ripetano più», aveva detto. E noi siamo d'accordo, perchè è inaccettabile la presenza su un social network, di pagine simili.
Nei giorni scorsi il senato aveva approvato il pacchetto (dovrà ancora tornare alla Camera), dove viene dato al ministro degli Interni il potere di chiudere siti Internet, filtrarli e multarli pesantemente. Il pacchetto infatti prevede che il ministero dell'Interno potrà ordinare l'oscuramento dei siti Internet sui quali si commette il reato di apologia o si istiga a delinquere. Ciò che conta a parer nostro è colpire in primis gli autori di queste orrende pagine che ledono la dignità umana, individuandoli e punendoli penalmente.
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