Pedofilia: inchiesta Sky su chat e social network


Basta presentarsi come una ragazzina per capire quanto sia facile finire nella rete di qualche "orco". Colpa di quel gioco a essere grandi che può diventare un incubo e, nei casi più estremi, finire in un abuso. “Ciao sono Marco. Vorresti un amico che fa tanto per te…cosa vorresti… chiedi”. “Ciao sono Lucia 13 anni Savona. Una bella rikarika:-) E tu in cambio?”. “Tue foto e giochi con me” “Ke foto vuoi?? Non è ke poi ti arrabbi Xké sono troppo pikkola e non ti piaccio?? Dimmelo xké ci rimango male!!!”. “Tranquilla. Va bene in intimo. Cosa hai fatto di sex fino ad ora?”. “Mi hanno tokkato un po’”. Marco ha 47 anni. E’ stato condannato per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e per violenza sessuale su minori. Minori come Lucia che adescava on line. La conversazione tra Marco e Lucia riportata è infatti la trascrizione di un’intercettazione telematica effettuata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni. Anche Antonio, 35 anni, ha trovato Sara con pochi click, come dimostrano le intercettazioni pubblicate in esclusiva su Sky.it. Cosi' i pedofili parlano alle ragazzine on line.


E alcune teenager sembrano disposte a questo ed altro in cambio di una ricarica di cellulare o, ancor piu' semplicemente, in cambio di adulazione e conferme sulla propria femminilita'. Lo prova l'inchiesta choc di Sky.it che, attraverso intercettazioni telematiche, interviste e approfondimenti ha fotografato cio' che accade nelle chat e sui social network, dove il rischio di incontrare un pedofilo e' alto. E' bastato - spiega Sky - crearsi un profilo di una 14enne per ritrovarsi subito alle prese con 'amici pericolosi' in cerca di ragazzine. Sono loro le prede piu' facili. Colpa della voglia di essere grandi e di quell'insaziabile curiosita' per il mondo degli adulti che si avvicina. I pedofili si presentano spesso per tardo adolescenti e riempiono di complimenti le ragazzine e le fanno sentire donne. Entrano nelle loro teste prima che nel loro corpo. E non le attirano né con le caramelle né con le ricariche ma con le “conversazioni senza tabù”. E quando hanno conquistato la loro fiducia ecco che le conversazioni passano dai messaggi in chat agli sms. Dai toni affettuosi alla volgarità più esplicita. Dalle parole alle foto fino al sesso telefonico e alla masturbazione via web cam e, in alcuni casi, all’incontro e alla violenza sessuale.


E quell’amore inizialmente promesso può diventare un abuso. Storie di vittime, di pedofili che si scambiano materiali, ma anche di chi si intrufola nella rete per prendere il colpevole. Sono gli agenti della Polizia Postale che monitorano la rete 24 ore al giorno". Insieme con Luca, Paolo ha conosciuto tanti orchi. In rete e in strada. “In alcuni casi l’incontro è l’unico modo per riuscire ad avere delle prove contro un presunto pedofilo. Simulando l’acquisto di materiale pedopornografico in un bar con uno di loro, ad esempio, ho scoperto il nome di un uomo che attirava i bambini con le figurine dei Pokemon in un locale di Reggio Emilia per poi violentarli”. Paolo ha incontrato operai, professori, sacerdoti. Uomini sposati e non. Trentenni e sessantenni. E li ha arrestati. “Di fronte alle manette restano sorpresi. Faticano a credere che la persona con cui hanno chattato per mesi, a cui magari hanno anche confessato i problemi con la moglie o con il proprio figlio, sia un poliziotto”. Stupore, ma mai nessuna minaccia. Al contrario “c’è chi, uscito dal carcere, è venuto a ringraziarmi. Il pedofilo è un criminale diverso dagli altri, ha dentro di sé la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato”.

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