Sponsored Stories: utenti Facebook pronti a diventare spam di se stessi


Facebook ha lanciato Sponsored Stories (Storie sponsorizzate), un nuovo formato di annunci che trasforma le azioni degli amici 'in contenuti promossi e senza alcuna notifica da parte del social network. La novità di marketing trasformerà alcuni tipi di “Mi piace” in vera e propria pubblicità e l’intento, a quanto sembra, ha già formato la “fila” di importanti inserzionisti.


Il popolare social network lancia le 'Sponsored Stories' per sfruttare il meccanismo del passaparola in rete su prodotti e servizi fra conoscenti e amici. In questo modo si diventa testimonial su Facebook aggiornando il proprio status con un check-in o cliccando sul pulsante 'Mi Piace' di un determinato prodotto o servizio. A breve, nella colonna di destra del sito - normalmente dedicata alle inserzioni - spunteranno anche alcuni dei post pubblicati dai propri contatti e relativi a prodotti, marchi o locali e negozi.

Tutti coloro che usano Facebook conoscono il pulsante “Like”, col quale è possibile esprimere il proprio "Mi piace" su un commento, un aggiornamento di stato o un check-in (la condivisione della propria posizione geografica) in un determinato luogo. In tal modo i propri “amici” sapranno che si apprezza, in qualche maniera, quel commento, quello stato o quel luogo. Facebook si appresta ora a trasformare i like e i post degli utenti in banner pubblicitari, senza il loro permesso. Sotto il titolo di “Sponsored Story” di fatto si vedrà lo stesso elemento di un check-in o di un post linkato ma evidenziato nella colonna di destra, solitamente dedicata alla pubblicità.


Le 'Sponsored Stories', come spiega al Wall Street Journal Jim Squires, capo del team di marketing di Facebook, consentono agli inserzionisti di acquistare e ri-pubblicare fra le pubblicità i contenuti degli utenti riferiti ai propri marchi. Terminata la fase di test - durata tre mesi - Facebook è ora partito con il lancio insieme a brand come Coca-Cola, Starbucks e Levis, ma anche ad organizzazioni no profit come Unicef. “Le storie sponsorizzate sono copie esatte dei commenti e dei chech degli utenti già visibili sulle bacheche”.

Post di questo tipo - che non potranno essere modificati dagli inserzionisti - appariranno non solo nel tradizionale flusso di contenuti in bacheca, ma anche nella colonna di destra, insieme ad altri messaggi pubblicitari, con l'apposita etichetta «sponsorizzato». L'obiettivo è quello di catturare l'attenzione dell'utente facendo leva sul legame con i propri amici. Gli iscritti non riceveranno nessuna notifica speciale se un proprio post verrà trasformato in pubblicità e non è prevista al momento alcuna opzione per evitare che questo accada.



Il meccanismo, assicura Squires, resta però fedele alle impostazioni della privacy: il post «sponsorizzato» comparirà come pubblicità solo ai contatti che comunque lo avrebbero visualizzato nel normale flusso di aggiornamenti in bacheca. Negli States (il primo paese in cui è partita la nuova feature, mercoledì mattina) sta crescendo una polemica sulle scarse opzioni concesse agli utenti. Al punto che qualcuno ha già accusato il social network di volere far diventare l'utente spam dei propri amici.

Qualche perplessità a tal proposito la esprime David Berkowitz su Mashable: “È improbabile che gli utenti daranno il via ad una rivolta, ma qualche disturbo ci sarà. Il motivo? Considerate queste due domande:
  • Vi sta bene che gli inserzionisti usino i vostri aggiornamenti nelle loro pubblicità senza il vostro consenso?
  • Quando interagite pubblicamente con i vostri marchi o le vostre aziende preferite, a loro andrà bene che questo sia caratterizzato in messaggi che solo i vostri amici possono vedere?”
Dopo una lunga disamina sugli aspetti di questa feature, l'articolo si conclude con la proposta di renderla opzionale (opt-out).

La soluzione potrebbe essere quella di suggerire, in home page, oltre che gli amici, anche possibili inserzionisti interessati ai nostri update. Una volta concesso il permesso, Facebook potrebbe velocemente fornire i nomi degli utenti agli inserzionisti. La dinamica ricorda molto i post su Twitter sponsorizzati. La differenza sta nella quantità di utenti, dato che Facebook è ormai vicino ai 600 milioni e un post sponsorizzato sul suo social network ha un notevole rilievo. Facebook dovrà però fare molta attenzione a non toccare l’argomento privacy in modo inopportuno, invadere eccessivamente o alterare in maniera rilevante il significato attuale del “Like”.

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