L'accordo tra la Polizia postale e Facebook "non consente in alcun caso di accedere illegalmente ai profili e ai dati riservati degli utenti italiani, senza specifici provvedimenti dell'autorita' giudiziaria". Lo ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito, rispondendo ieri in aula alla Camera nel corso del question time ad una interrogazione presentata dall'Italia dei valori, che aveva sollevato la questione richiamandosi all'articolo de L'espresso secondo il quale, in base all'accordo con Facebook, sarebbe possibile controllare le pagine dei social network senza l'autorizzazione della magistratura.
L’accordo tra la polizia postale e Facebook è stato sottoscritto dalle autorità italiane "nel pieno rispetto delle garanzie previste dall’ordinamento vigente" e "in alcun modo consente di accedere illegalmente ai profili e ai dati riservati degli utenti italiani in assenza di specifici provvedimenti dell’autorità giudiziaria.
Cosi' il ministro per i rapporti col Parlamento Elio Vito ha risposto durante il Question Time alla Camera all'on. Pierfelice Zazzera (IDV) che chiedeva chiarimenti sui termini di questo accordo che, secondo un articolo de L'Espresso, prevedono che la polizia postale italiana possa accedere ai dati riservati dei profili di Facebook, che in Italia conta circa 20 milioni di utenti, senza che vi sia la preventiva autorizzazione della magistratura e senza neppure informare preventivamente l'utente interessato.
L'articolo del settimanale italiano parla di violazioni della legge sulla privacy che avvengono con disinvoltura e di esponenti della polizia postale e delle telecomunicazioni. "Spetta all'autorita' giudiziaria - ha spiegato Vito - avviare una rogatoria internazionale nel caso in cui i siti siano all'estero e non sia stata possibile la collaborazione con i proprietari degli spazi web che ospitano i contenuti illeciti.
"Da diverso tempo la polizia postale ha avviato proficui contatti con i rappresentanti di Facebook alla luce dei quali si é resa operativa la possibilità di ottenere i dati relativi agli utenti e ai gruppi, senza la necessità di ricorrere alla rogatoria internazionale", ha spiegato il ministro. Ma ciò non vuol dire che l’autorità giudiziaria viene bypassata. "Per ottenere i dati, qualora ci siano ipotesi che coinvolgono i cittadini italiani - ha aggiunto Vito - per il Viminale è comunque necessario inoltrare un provvedimento di acquisizione emesso dall’autorità giudiziaria, secondo procedure concordate".
Per rendere piu' efficace tale collaborazione, il Dipartimento della pubblica sicurezza ha sottoscritto con Facebook un accordo che ha attivato un canale di comunicazione per segnalazioni di abusi di varia natura presenti nel social network, e per veicolare - ha concluso Vito - le richieste investigative della magistratura".
Dal momento che i server di Facebook hanno sede in California, si è resa, insomma, operativa la possibilità di ottenere i dati relativi agli utenti e ai gruppi senza la necessità di ricorrere alla rogatoria internazionale. Spetta all'autorità giudiziaria, infatti, avviare apposita rogatoria internazionale nel caso in cui i siti siano allocati all'estero e non sia stata raggiunta una fattiva collaborazione con i proprietari degli spazi web che ospitano i contenuti illeciti.
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