Polizia di Stato, operazione Cloud antipedofilia online: stroncata Rete


La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania, ha concluso un’operazione di polizia giudiziaria individuando un’associazione a delinquere finalizzata allo scambio, divulgazione e distribuzione di materiale “pedoporno”. E’ una delle prime indagini in Italia in cui viene contestato il delitto associativo in relazione ad un sodalizio virtuale nato e sviluppatosi esclusivamente sulla Rete con lo scopo della divulgazione e detenzione di materiale pedopornografico. Diciassette le persone indagate, di queste, tre sono state arrestate in flagranza per la detenzione di ingente quantitativo di immagini  e video ritraenti minori impegnati in scene di sesso anche con adulti o in pose erotiche.

L’operazione, “denominata Cloud”, è stata illustrata a Catania durante una conferenza stampa alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il Procuratore della Repubblica Michelangelo Patanè e il Procuratore aggiunto Marisa Scavo. L’indagine, avviata d’iniziativa lo scorso anno dal personale del Compartimento Polizia Postale di Catania, coordinato dal Centro Nazionale di Contrasto della Pedopornografia on-line (CNCPO) di Roma, è nata dal monitoraggio della Rete che ha consentito di appurare l’esistenza di una pagina Web contenente foto di nudo di minori e numerosi messaggi di commento a  dette immagini, chiaramente indicativi di  un interesse di tipo sessuale verso minori, alcuni messaggi risultavano provenire verosimilmente da soggetti di nazionalità italiana. 

La successiva attività sottocopertura - si legge in una nota della Questura -, immediatamente autorizzata dalla Procura Distrettuale, ha permesso di individuare una vera e propria “comunità virtuale” tra utenti del Web che, protetti dall’anonimato e favoriti dalla dimestichezza dei vari servizi di cloud storage offerti in rete, utilizzavano detti servizi al fine di scambiare materiale pedopornografico, creare archivi ingenti di detto materiale e incrementarli progressivamente. Le caratteristiche proprie del servizio di archiviazione offrivano a  detti soggetti particolari garanzie di impermeabilità all’azione invasiva dell’Autorità Giudiziaria e della Polizia Postale, consentendo agli associati di avere la disponibilità di innumerevoli immagini e video di natura pedopornografica. 

Queste venivano scambiate senza lasciare alcuna traccia su personal computer o smartphone  atteso che tutto il materiale veniva custodito, appunto, sul cloud store. L’attività di indagine svolta ha consentito di apprezzare le graduali tappe dell’affiliazione dei singoli associati e l’estrema cautela nell’accettazione di nuovi sodali: solo dopo un graduale contatto e dopo aver dimostrato un effettivo interesse al materiale illecito e una effettiva disponibilità di materiale da offrire in cambio di altro materiale, il singolo associato veniva ammesso alla condivisione dell’archivio esistente sul cloud storage. L’indagine, dispiegatasi attraverso l’uso di diversi strumenti investigativi ed innovative metodologie, si è adattata e modellata a questa nuova modalità di agire illecito sino al momento finale delle perquisizioni. 

Ciò ha assicurato l’acquisizione di elementi investigativi che con modalità tradizionali di indagine non sarebbero emersi così ancora una volta ribadendo la capacità del personale della Polizia Postale di intervenire e perseguire le diverse forme dell’agire criminale con le nuove tecnologie dalla strumentalizzazione della rete TOR a quella dei servizi di cloud storage. L’indagine ha, altresì, permesso di accertare numerosi contatti tra gli indagati e soggetti di diversa nazionalità aventi pari turpe interesse (Francia, Regno Unito, Islanda, Polonia, Brasile, Marocco), i relativi dati sono stati comunicati alle Autorità internazionali. Sul territorio nazionale le città interessate dalle perquisizioni sono state: Milano, Cremona, Ascoli Piceno, Varese, Salerno, Napoli, Nuoro, Rieti e Treviso. 

Gli indagati erano originariamente 18. Uno di essi, un palermitano, è nel frattempo deceduto. In tre casi si è proceduto all’arresto in flagranza in ragione dell’ingente quantitativo del materiale illecito rinvenuto. A Napoli è stato tratto in arresto un uomo di 40 anni, libero professionista, trovato in possesso di circa 1.500 video di pornografia minorile (l’attività di perquisizione e arresto in flagranza è stata, in questo caso, curata direttamente da personale del Compartimento Polizia Postale della Sicilia Orientale). A Milano è stato tratto in arresto un uomo di 55 anni, dipendente pubblico, che ad una prima ispezione dei dispositivi deteneva circa 110.000 immagini e 1.700 video pedopornografici. Infine, a Salerno è stato tratto in arresto un uomo di 51 anni, trovato in possesso di oltre 2.000 video pedopornografici. 

Le perquisizioni hanno dato esito positivo anche per gli altri indagati, anche in tal caso importando il sequestro di ulteriore materiale illecito. Nel complesso, ad una prima verifica effettuata in  sede di perquisizione informatica, su hard disk e servizi di cloud storage risulta rinvenuto circa 1 milione di immagini e video di natura pedopornografica (molti di quali di contenuto particolarmente raccapricciante in quanto  raffiguranti minori impegnati anche in scene di sesso con animali o sottoposti a strumenti di tortura e costrizione, circostanza che evidenzia la particolare perversione degli indagati). Deve, tuttavia, evidenziarsi che, essendo ancora in corso gli accertamenti tecnici sul materiale sequestrato, la cifra indicata è senz’altro approssimativa per difetto, pur rappresentando allo stato  il maggior quantitativo di materiale pedopornografico rilevato in occasione di attività di polizia giudiziaria.


Nessun commento:

Posta un commento