In risposta alle sempre più aspre critiche ricevute dalla comunità informatica e alla crescente pressione dell’opinione pubblica, nei giorni scorsi Facebook ha semplificato le impostazioni sulla privacy, che ora consentono di stabilire chi può accedere alla proprio profilo e a quello dei propri amici. Ma nonostante le recenti modifiche apportate in materia di gestione dei dati personali, il social network più popolare del web continua ad essere nell’occhio del ciclone. Il problema risiede ancora nel meccanismo dell'opt-out (silenzio-assenso) adottato da Zuckerberg e soci nella condivisione delle informazioni personali degli utenti. In un recente sondaggio condotto da Sophos, società specializzata a livello mondiale nel settore della sicurezza informatica, una bocciatura pressoché unanime è stata espressa dai 605 soggetti intervistati: circa il 93% preferirebbe infatti un approccio diametralmente opposto, opt-in, in base al quale le informazioni personali verrebbero condivise solo a seguito di un’esplicita autorizzazione da parte dell’utente.
Messi di fronte alla possibilità di scegliere tra l'approccio opt-in e quello opt-out, gli intervistati si sono infatti schierati in massa contro il meccanismo del silenzio-assenso. Per capire meglio le modifiche apportate da Facebook per venire incontro ai suoi utenti, ecco un video del CEO Mark Zuckerberg (in lingua inglese), che descrive ciò che hanno fatto. Ma le garanzie fornite da Zuckerberg sulla tutela dei dati personali, sono ancora ben lontane dal convincere i più scettici. Il giudizio di Grham Cluley, senior technology consultant di Sophos è che «I recenti aggiornamenti introdotti da Facebook nelle impostazioni sulla privacy sono un segnale positivo perché regolano l’accesso da parte di estranei alle informazioni personali, semplificando quello che fino a qualche giorno fà era un groviglio di opzioni pressoché inestricabile.
Ma il punto della questione è un altro. I gestori del social network sostengono che gli utenti siano tendenzialmente favorevoli alla condivisione delle informazioni: allora sarebbe bene adottare un approccio più semplice e trasparente, dando a ciascuno la possibilità di esprimere la propria preferenza. La triste verità è che le scelte di Zuckerberg e soci in materia di privacy sono dettate più da motivazioni economiche che dal desiderio di tutelare i propri utenti». Ed è notizia di oggi che la ministro tedesca per la protezione dei consumatori ha scelto di lasciare Facebook a causa di quelle che ha definito violazioni alle leggi sulla privacy, che potrebbero far multare la società da parte delle autorità tedesche per la protezione dei dati. Ilse Aigner, utente appassionata del network online, ha detto che un incontro con il direttore delle linee di condotta di Facebook Richard Allan l'ha indotta a concludere che la società non si sta impegnando seriamente a migliorare i suoi controlli della privacy malgrado le rassicurazioni che ha fornito. «I colloqui odierni hanno sfortunatamente confermato il mio scetticismo», ha detto ai giornalisti a Berlino. «Numerosi controlli della privacy sono stati migliorati, ma quel che è stato fatto non è sufficiente ed è in violazione della legge tedesca». Aigner ha detto che i cambiamenti non sono sufficienti e che la società continua a modificare i suoi servizi in modo che i suoi utenti debbono monitorare i propri profili e decidere attivamente la disattivazione di nuove funzioni che mettono automaticamente in condivisione i loro dati con terze parti. "Una società Usa che guadagna danaro in Germania non può ignorare questo».
Fonte: Adnkronos/Reuters
Tags: Sophos, Facebook Privacy, Facebook Sicurezza
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