Pedofilia online: 18 indagati in Italia per materiale pedo-pornografico


Sono state eseguite perquisizioni domiciliari in 17 città italiane da agenti della polizia postale e delle comunicazioni su disposizione della Procura della Repubblica di Catania nei confronti di 18 indagati per divulgazione di materiale pedo-pornografico su Internet. Al centro dell'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Rocco Liguori, l'acquisizione e la diffusione sul web di video di pornografia infantile utilizzando il software di file sharing eMule. Accertamenti sono in corso per risalire ai luoghi della produzione dei filmati per identificare le vittime degli abusi.

Le indagini sono state condotte dal compartimento della polizia postale della Sicilia Orientale di Catania, ed erano state avviate dopo una denuncia dell'associazione Meter. L’associazione «Meter» vuole essere un significativo punto di riferimento in Italia e all'estero, per educare alla cultura dell'infanzia, per prevenire abusi e maltrattamenti, e progettare interventi mirati di aiuto concreto alle vittime degli abusi sessuali, attuando la «Convenzione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza» del 1989.

Gli investigatori hanno anche agito sotto copertura su Internet con il coordinamento del Centro nazionale di contrasto della pedo-pornografia on-line (Cncpo) di Roma. Il Centro è la risposta della Polizia di Stato ai criminali che usano la rete per delinquere senza frontiere nei confronti dei minori. Le città interessate dalle perquisizioni sono state: Alessandria, Ancona, Bologna, Brescia, Brindisi, Cremona, Cuneo, Lecco, Macerata, Milano, Napoli, L'Aquila, Reggio di Calabria, Crotone, Rimini, Udine e Vercelli.

Sono più di 50 le persone arrestate e più di mille quelle denunciate nel 2009 per reati legati allo sfruttamento della prostituzione minorile, alla produzione, commercio, diffusione e detenzione di materiale pedopornografico agli atti di violenza su minori. Dall'inizio di quest'anno ad oggi sono già 26 le persone arrestate e 300 i denunciati. I dati sono stati forniti dalla polizia postale in occasione della ricorrenza della Giornata nazionale contro la pedofilia e pedopornografia.

"Oggi le nuove realtà di internet sono i social network, che consentono forme di contatto, forme di comunicazione anche visive, estremamente semplificate estese a fasce di utenti enormi, con possibilità di scambi di comunicazione estremamente rapidi; si prestano quindi in maniera ottimale a tentativi di adescamento, tentativi di coinvolgere i minori in forme di abusi in evoluzione".

Lo ha sottolineato Antonio Apruzzese, direttore della polizia postale e delle comunicazioni, commentando le insidie della Rete, a margine della tavola rotonda ''Un futuro di sole e d'Azzuro'' tenutasi ieri, a Roma. Sono 570 i siti dai contenuti illeciti finiti nella "lista nera" da quando è stata istituita 3 anni fa, fino ad oggi. Una volta entrati nella black list i siti diventano inaccessibili dall'Italia o dagli altri Paesi che aderiscono al sistema di condivisione e scambio delle black list.

"Dietro lo scambio di file dal contenuto pedopornografico c'è un mercato gestito dalle organizzazioni criminali - dice ancora Busi - oppure canali più riservati, dove il materiale viene scambiato per condividere perversioni, come le violenze su minori". Difficile tracciare un 'identikit' del pedofilo anche se, secondo Buso, "i reati di violenza e di collezionismo di materiale pedopornografico riguardano soprattutto uomini".

Ricordiamo che se la pornografia ha una sua industria più o meno lecita, è comunque formata da persone adulte e acconsenzienti al contrario della pedo-pornografia. “Davanti alla legge, secondo la Suprema Corte, il “consumatore” di queste immagini viene considerato “dannoso” nei confronti dei minori sfruttati come se fosse egli stesso il “produttore” di tale materiale.” In qualche modo, il consumatore approva l’operato di chi sfrutta quei bambini e detiene le stesse responsabilità di chi lo fa materialmente, incentivando la crescita di questo mercato. Fonti: Ansa | Polizia di Stato

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