Omicidi, l'esperta della Postale: «Mai fornire informazioni personali sul web»

La prima volta che Domenico Iania ha visto Chiara Brandonisio è stato giovedì scorso, quando l’ha aggredita fino ad ucciderla. Con lei aveva avuto fino a quel giorno una relazione virtuale. Appuntamenti su Facebook, lunghe conversazioni scritte in chat e altre dal vivo, attraverso l’uso di una webcam. Mai, prima della mattina dell’omicidio, c’erano stati contatti ravvicinati tra i due. Ed è stato quando Chiara ha deciso di troncare quella relazione virtuale che Domenico ha pensato raggiungerla in Puglia per incontrarla.


Dai tabulati scandagliati dalla Polizia Postale, si scopre che Chiara Brandonisio aveva raccontato tutto di sé al suo presunto assassino. Una fonte qualificata sottolinea: «L’uomo, attraverso Facebook e dopo alcune sessioni di web-cam, conosceva il suo viso. Di lei sapeva nome, cognome, età, luogo di lavoro, orari. Sapeva dove trovarla, ecco perché, giovedì scorso, è andato a colpo sicuro e l’ha aspettata in strada».

«In compenso - prosegue - ci risulta che l’arrestato le avesse mentito. Le aveva fornito anche un nome falso. Le aveva detto di chiamarsi Daniele. Invece si chiama Domenico, Domenico Iania. Certamente non le aveva detto di aver avuto guai con la giustizia per il tentato omicidio di sua moglie. Forse le aveva taciuto anche che stava con un’altra donna, con la quale conviveva».

Secondo gli investigatori, il rapporto tra Chiara e il suo presunto carnefice era in crisi. Alcune settimane fa, Chiara Brandonisio aveva presentato alla polizia una denuncia per stalking.«Lei tentava di lasciarlo già dallo scorso aprile ma non ci riusciva perché aveva paura». Più che per se stessa, Chiara era preoccupata per lui. Credeva che Domenico, alias Daniele, avrebbe potuto farsi del male, forse addirittura togliersi la vita.

Il 2 luglio, le aveva scritto: «Se mi lasci mi uccido». Oggi sappiamo che era un’altra bugia. «Questo omicidio - afferma Letizia La Selva, dallo scorso febbraio a capo del Compartimento Puglia della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni - dimostra cosa può accadere se non si seguono le nostre indicazioni. Lo spieghiamo costantemente, anche nelle scuole: mai dare informazioni personali a chi abbiamo conosciuto sul web».

La Postale è la specialità delle specialità, l’interfaccia di ogni investigazione perché, quale che sia il reato, ci sono sempre un computer, dei contatti on-line o delle schede telefoniche che nascondono indizi e, talvolta, prove».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno / La Stampa
Tags: Cronaca, Polizia Postale, Polizia di StatoConsigli

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